Le zone FAO: cosa sono e perché sono utili
A grande richiesta interveniamo su un argomento che avete molto a cuore e su cui spesso sorgono dei dubbi: le zone FAO.
Innanzitutto, cosa sono?
Le zone FAO sono aree geografiche definite dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, in inglese Food and Agriculture Organization (FAO). Vi ricordiamo che il 16 Ottobre c’è un’importante ricorrenza indetta dall’ONU, ovvero il World Food Day, per sensibilizzare il mondo sui temi della fame e della malnutrizione. Tornando alle zone FAO: non hanno a che fare con indicazioni di qualità ma hanno solo lo scopo di delimitare con precisione le zone di pesca del pianeta per dare indicazioni vere e comprensibili al consumatore finale.
Si distinguono per numero e descrizione. Per le zone FAO 27 e FAO 37 (la seconda è il Mar Mediterraneo) sono state introdotte sotto-zone e divisioni per meglio definire l’origine del prodotto pescato.
FAO 18 Mar Artico
FAO 21 Atlantico nord-occidentale
FAO 27 Atlantico nord-orientale e Mar Baltico e le sue sotto-zone
FAO 31 Atlantico centro-occidentale
FAO 34 Atlantico centro-orientale
FAO 37 Mediterraneo e Mar Nero e le sue sotto-zone
FAO 41 Atlantico sud-occidentale
FAO 47 Atlantico sud-orientale
FAO 48-58-88 Oceano Antartico
FAO 51-57 Oceano Indiano
FAO 61-67-71-77-81-87 Oceano Pacifico
Chi acquista il prodotto ittico deve poter rintracciare: nome commerciale, nome scientifico, attrezzi di pesca, tipo di cattura e informazioni sulle zone di pesca, per riconoscere un prodotto e la sua origine.
Cosa ci deve essere in etichetta
Quando acquistate il pesce, dunque, assicuratevi che ci siano tutte le informazioni obbligatorie per legge nell’articolo 35 del reg. CE n. 1379/2013. Ovvero:
• la denominazione commerciale della specie e il suo nome scientifico.
Ai fini dell’articolo 35, gli Stati membri redigono e pubblicano un elenco delle denominazioni commerciali ammesse nei territori di appartenenza, contenente il nome scientifico della specie in accordo a quanto riportato nel sistema d’informazione FishBase o nel database ASFIS dell’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la denominazione commerciale, il nome della specie nella lingua dello stato membro o eventualmente ogni altro nome accettato o autorizzato a livello locale o regionale. Queste informazioni in Italia devono corrispondere a quelli figuranti nel Decreto del Ministro delle Politiche agricole n. 19105 del 22 settembre 2017: se una specie ittica non è compresa in tale elenco, l’OSA deve fare specifica richiesta al Ministro compilando l’allegato II di tale decreto.
• il metodo di produzione mediante i termini “…pescato…” o “…pescato in acque dolci…” o “…allevato…”.
• la zona in cui il prodotto è stato catturato. Per zona di cattura si intende, appunto, la zona, sottozona o divisione FAO in cui è avvenuta la pesca di quella specie ittica. L’etichetta deve recare la denominazione della sottozona o divisione unitamente ad una denominazione facilmente comprensibile per il consumatore, oppure una carta o un pittogramma in sostituzione della denominazione della zona.
E se il pesce non è stato catturato in mare?
Per il pesce catturato in acque dolci si deve indicare sia il nome del corpo idrico (fiume, lago ecc.) sia il paese in cui il prodotto è stato catturato. Per il pesce allevato (acquacoltura) si deve indicare il paese di produzione.
Per indagare le sottozone della zona FAO 37 vi consigliamo la lettura di quest’articolo pubblicato su il giornale dei marinai.